28 settembre 2016

Il rito della domenica


Febbre a 90' è un romanzo di Nick Hornby che dovrebbero leggere tutti i tifosi di una squadra di calcio e anche i loro familiari, i quali potrebbero così avvicinarsi e comprendere quell'universo misterioso in cui sembrano gravitare i loro cari.

In questo libro, uscito nel 1992, l'autore descrive il proprio rapporto un po' romantico con la squadra del cuore ed un campionato di calcio non ancora ridotto a prodotto commerciale di consumo, come è ormai ai giorni nostri.

Lo spunto per le mie riflessioni parte da questo brano:
“Non vidi una partita di Campionato in diretta tv fino al 1983, e così nessuno della mia generazione. Quando ero bambino non trasmettevano molto calcio in televisione [...] Alla fine i club capirono che c'erano da fare i soldi, che le televisioni erano ben contente di darglieli, e da quel momento il comportamento della Football League assomigliò sempre di più a quello della mitica collegiale. La Lega si lasciò fare qualsiasi cosa da chiunque: cambiare l'ora del calcio d'inizio, o il giorno della partita, o le squadre, o le magliette, non importa. Nel frattempo i tifosi, i clienti a pagamento, vengono considerati degli idioti remissivi e creduloni. La data scritta sul tuo biglietto non ha alcun significato: se la ITV o la BBC vogliono spostare l'incontro a un'ora che fa più comodo a loro, lo fanno. [...] Alla fine, indipendentemente dal numero di microfoni che metteranno tra il pubblico, non riusciranno a creare alcun tipo di atmosfera, perchè  non ci sarà più nessuno: saremo tuti a casa davanti alla tv. E quando succederà spero che gli allenatori e i presidenti ci risparmino il discorsetto ampolloso ed amaro in cui si lamentano della nostra incostanza.”


Purtroppo tutto ciò è accaduto, è finito il momento del rito collettivo della contemporanea domenicale e della diretta radio. Le partite si giocano tutti i giorni a tutte le ore solo per vendere diritti e abbonamenti televisivi, gli stadi si svuotano e alla fine anche le squadre scendono in campo meno motivate, soprattutto a fine campionato, conoscendo già il risultato delle avversarie.

Mentre intorno al calcio ruotano i milioni, le società si quotano in borsa e si paga per vedere la tv, ci si dimentica di quanto sia impagabile l'atmosfera dell'assistere alla partita allo stadio: cantare, soffrire e gioire in condivisione con migliaia di persone. E anche se non si sta comodi come sul divano e si vede meno bene rispetto ad uno schermo, allo stadio ci si va per partecipare e provare l'emozione dello spettacolo dal vivo, non per osservare un'esibizione. E' come andare ai concerti, anche se a pensarci bene ai concerti è persino meglio, visto che tutti – per così dire – fanno il tifo per la stessa squadra e nessuno ne esce sconfitto.

Insomma, anche io sono una romantica del calcio e anche un po' nostalgica del campionato giocato alla domenica pomeriggio: tutte le squadre alla stessa ora e poi basta. Mi perdo tra anticipi, posticipi, pre anticipi e turni infrasettimanali; non capisco che senso abbia giocare in pieno inverno, di sera a Udine, oppure un mezzogiorno di settembre a Palermo; non sopporto non poter andare in pizzeria tranquillamente senza dover subire una partita all'ora di cena.

E' per questo motivo, come una sorta di protesta o di resistenza, che ho deciso per questa stagione di stilare una classifica parallela che tenga conto solo delle gare disputate la domenica pomeriggio; tra qualche giornata la pubblicherò e credo ci sarà da divertirsi.


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3 commenti:

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