1 aprile 2011

Il Professor Ottolenghi


Questo divertente episodio ebbe luogo oltre dieci anni fa e visto il tempo trascorso e la figura da babbalona che feci sarebbe bene che chiudessi qui il racconto, ma dato che ho il gusto dell’autoironia e soprattutto ogni volta che ci ripenso mi viene da ridere, ve lo racconto.
La vicenda si svolse - come già detto - una decina di anni fa in una giornata lavorativa di agosto; a quei tempi nel mio settore ma in un ufficio diverso lavorava il simpaticissimo PV noto per la battuta sagace e lo scherzo sempre pronto… purtroppo per me non lo conoscevo ancora molto bene.
Ad agosto in genere c’è poco da fare e si finisce per dedicarsi a quei lavori di "riordino" o altre seccature simili che durante l’anno non si ha tempo di fare; io mi stavo quindi tranquillamente barcamenando in queste attività a basso contenuto intellettuale quando il mio capo decise di affibbiarmi un lavoro impegnativo e ovviamente urgente che forse stava tenendo in serbo per me da gennaio. In quello stesso giorno PV mi individuò come vittima per uno scherzo.

Tutta presa dal lavoro appena appioppatomi risposi al telefono e il mio interlocutore – tale professor Ottolenghi di non ricordo quale scuola di quale sperduto paese – iniziò a chiedermi in maniera molto pressante un libro che assolutamente gli serviva e che doveva essere la trascrizione degli atti di un convegno sulla Comunità Europea tenutosi all’inzio degli anni ’80 e via dicendo. Ovviamente non ne sapevo nulla e cortesemente cercai di dirottarlo verso la biblioteca o di passargli il mio capo (tanto per ripagarlo con una rogna) ma niente da fare, l’Ottolenghi insisteva ripetendo di essere sicuro che una copia del libro dovesse essere disponibile nel mio settore e mi consigliò di chiedere informazioni nell’ufficio dove lavorava PV. Poi mi diede un perentorio appuntamento telefonico per il mattino successivo alle 8.15 (credendo forse di farmi dispetto, ma tanto io arrivavo sempre alle 8) e mi lasciò il suo numero di telefono.
Vista tanta insistenza mi misi alla ricerca di questo maledetto volume, ma non mi rivolsi né a PV (che effettivamente non doveva avere nulla a che fare con esso) né al mio capo, ma andai direttamente dal Direttore che per la cronaca era anche direttore di PV. Fu subito colto dalla febbrile e isterica agitazione per cui va tutt’ora noto e si mise personalmente a spulciare tutti gli armadi fino a quando trovò il libro in questione e me lo consegnò perché potessi avvisare il professore.
Tutto questo bailamme ovviamente non passò inosservato a PV (anzi mi sembra di vederlo ridere sotto i baffetti da sparviero) e dopo qualche ora venne con aria indifferente nel mio ufficio e iniziò a fare conversazione.
Io mi ero di nuovo immersa nel lavoro che avevo interrotto e brontolando tra me e me “alla faccia dell’agosto tranquillo” e “oggi è la giornata delle rogne, adesso questo cosa vuole?” rispondevo a monosillabi al collega che forse un po’ deluso mi indirizzò verso la soluzione dello scherzo.

PV: ah, vedo che hai trovato il libro che cercava il professor Ottolenghi…
IO (per nulla stupita pensando che il direttore avesse cercato anche nel suo ufficio): sì, dovrebbe venire a ritirarlo ma non risponde mai al telefono
PV (prende dalla mia scrivania il bigliettino su cui avevo preso nota del numero e legge ad alta voce): oh ma guarda, il numero di telefono è uguale a quello di casa mia
IO: che ci fa il professor Ottolenghi a casa tua?

Nooo, avevo davvero detto una simile idiozia? Sarei voluta sprofondare mentre PV mi guardava basito non sapendo più se aveva a che fare con una idiota totale o con una che tentava di ribaltare lo scherzo.
Per un paio di giorni ci evitammo prudentemente, poi iniziammo a sdrammatizzare ridendo insieme della cosa e diventammo amici nonché un formidabile team per fare scherzi ad altri malcapitati.
Adesso PV - che da allora ha assunto lo pseudonimo de Il Professor Ottolenghi - lavora altrove e un po’ mi manca ma non gli perdonerò mai di avermi detto che non mi avrebbe più fatto scherzi perché era come picchiare un bambino che fa la cacca… questo è francamente troppo!


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