11 dicembre 2012

Chiama l'idraulico



“A ciascuno il suo mestiere”: questo è il mio motto. Chiamare l’idraulico a casa significa spesso dover accendere un mutuo per pagare l’intervento (rigorosamente in nero), ma tentare di fare da sé quando non si è capaci si risolve sempre con il ricorrere comunque a un esperto e in aggiunta dover riparare i danni creati.
Come fece il mio capo che a tutti i costi voleva farsi “ritagliare” una nicchia nel muro esattamente lì dove piaceva a lui, senza volere intendere le ragioni dei muratori che pur di non sentirlo più parlare, tagliarono muro e tubi del gas che passavano proprio in quel punto. Oppure quella volta che portò allo sfinimento il tecnico della lavatrice con chiamate serali, notturne e festive, minacciando anche azioni legali se non fosse stato risolto il problema, per poi scoprire che non aveva acceso un interruttore di sicurezza che portava la corrente alla lavatrice.
Una cosa del genere l’ho fatta anch’io. Al fornello arrivava solo un esile filo di gas per cui anche solo preparare un caffè diventava un’impresa disperata. I tecnici da me chiamati verificarono che non c’erano guasti e – quasi sul punto di andarsene – notarono una maniglia metallica nel muro che io usavo come gancio appendi oggetti credendola del tutto inutile; in realtà si trattava di un antiquato ma funzionante rubinetto del gas… che io avevo inconsapevolmente chiuso. Che vergogna!
Ma l’avventura più surreale e divertente (raccontandola adesso) capitò qualche anno fa quando il mio compagno - il Principe Consorte di Mirafiori - decise di sostituire il rubinetto della cucina sostenendo che si trattava di un lavoro facile facile.
Bisogna sempre saper interpretare “i segni” e quello che ricevette lui diceva chiaramente di lasciar perdere.
Il rubinetto centrale del nostro appartamento non chiudeva del tutto l’acqua, ma lui imperterrito decise di chiudere il rubinetto condominiale e fino qua non ci sarebbe stato niente di strano, se avesse messo un cartello per avvisare i vicini che avrebbe tolto l’acqua. L’idea geniale invece fu quella di fare il lavoro in piena notte in modo da non causare disagi (!!).
Così un sabato notte, tornati da una serata con gli amici, io vado a dormire e lui scende in cantina e chiude l’acqua al condominio, poi torna in casa smonta il rubinetto, installa quello nuovo appositamente comprato e torna in cantina ad aprire l’acqua.
Quando sembra che tutto sia a posto è lì che l’imprevisto in agguato è pronto a colpire!
Il rubinetto nuovo è più piccolo del tubo nel muro, di poco, di qualche millesimo di millimetro ma è quel tanto che basta prima a far filtrare un po’ d’acqua e poi, con la pressione che aumenta, a far schizzare ovunque.
Nel sonno sento una voce che mi chiama e quando, ancora mezza addormentata, mi affaccio sulla porta della cucina mi si presenta uno spettacolo tra il tragico e il grottesco: lui che tenta di tenere pressato il rubinetto contro il tubo e l’acqua che zampilla dal muro come fosse la fontana luminosa del Parco del Valentino… solo che l’accompagnamento musicale è una litania di bestemmie. Quindi passo io a tenere il rubinetto e lui torna in cantina a chiudere l’acqua per poi sostituire il rubinetto nuovo con quello vecchio, che gocciola solo ma almeno non schizza acqua in tutta la casa.
Morale della storia: una notte insonne tra smontaggi, rimontaggi, aperture e chiusure di rubinetti, salite e discese in cantina, asciugature di laghi e giramenti di palle per poi dover chiamare un idraulico a fare il lavoro.
Il sabato successivo ci fu il famoso black out che lasciò mezza Italia senza corrente… sarebbe stata la notte giusta per fare il nostro lavoro.



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